I risultati dello studio OlympiA, presentati al meeting dell’Asco, mostrano che olaparib riduce del 42% la probabilità che la malattia possa tornarePer le donne che hanno avuto un tumore al seno triplo negativo e hanno una mutazione nei geni Brca, il farmaco mirato olaparib ha mostrato di ridurre il rischio di recidiva o di un nuovo tumore del 42% rispetto al placebo nel trattamento adiuvante, cioè dopo la chirurgia. Si tratta della prima terapia target per chi presenta una mutazione germinale Brca a mostrare un beneficio clinico in questa fase del trattamento, aumentando la sopravvivenza libera da malattia.
I dati arrivano dallo studio OlympiA, presentato in sessione plenaria al
Congresso dell’American Society of Clinical Oncology che si chiude
oggi, e pubblicato sul New England Journal of Medicine. Nella
popolazione dello studio, costituita da pazienti che avevano completato
il trattamento locale e la chemioterapia neoadiuvante o adiuvante
standard. A tre anni, l'85,9% delle pazienti trattate con olaparib è
ancora in vita e libero da tumore mammario invasivo e da altri tumori,
contro il 77,1% nel gruppo placebo.
In Italia si stima che, nel 2020, oltre 55 mila donne abbiano ricevuto
una diagnosi di tumore della mammella e la presenza di una mutazione
BRCA si rileva in circa il 5% delle pazienti. “In presenza di una
mutazione BRCA, il tumore della mammella tende a manifestarsi in una
popolazione più giovane rispetto all'età media di diagnosi”, spiega
Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Senologia
dell'Istituto tumori Pascale di Napoli e Principal Investigator dello
studio OlympiA per l’Italia: “Nonostante i progressi della ricerca, il
rischio di recidiva, anche in un setting precoce, è molto alto e sono
necessari nuovi approcci terapeutici mirati che possano aiutare a tenere
a bada la malattia. Sulla base dei primi risultati dello studio OLYMPIA
presentati al Congresso ASCO, olaparib ha il potenziale per essere
usato in aggiunta a tutti i trattamenti standard iniziali del cancro al
seno, procurando un addizionale e duraturo beneficio clinico”. Olaparib
ha anche ridotto il rischio di recidiva a distanza (metastasi) o di
morte del 43%, ma è necessario un follow up più lungo per stabilire se
vi sia anche un aumento statisticamente significativo della
sopravvivenza globale.
“Questi nuovi risultati supportano l'importanza del test alla diagnosi
per le mutazioni BRCA1/2, che consentono una migliore presa in carico
della paziente e forniscono al contempo un’informazione utile per i suoi
familiari”, sottolinea Laura Cortesi, Responsabile della Struttura di
Genetica Oncologica presso il Dipartimento di Oncologia dell’Azienda
Ospedaliero-Universitaria di Modena e membro del gruppo di lavoro per la
stesura delle raccomandazioni per l’implementazione del test BRCA nelle
pazienti con carcinoma mammario. Attualmente olaparib è disponibile in
Italia per il trattamento, in presenza della mutazione BRCA, del tumore
della mammella triplo negativo metastatico e del carcinoma ovarico
avanzato su più linee di trattamento.
Per massiori informazioni sul tumore al seno www.massimovergine.it
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