Problemi psicologici dopo diagnosi di tumore al seno
Non è facile affrontare la malattia oncologica, l’intervento e le
terapie che ne conseguono.
La paura e l’angoscia di fronte alla notizia
di avere il cancro sono reazioni naturali ma non certo facili da
gestire. L’intervento chirurgico modifica una parte del corpo visibile
della donna, parte che per lei rappresenta tre grandi temi della vita:
la femminilità, la maternità, la sessualità. Molte donne, inoltre, si
preoccupano dell’immagine sociale, ossia del fatto che l’intervento, più
o meno mutilante, possa influire negativamente su ciò che gli altri
pensano di loro.
Quindi, accade che il mutamento dell’assetto corporeo,
della propria qualità di vita, della propria immagine esterna, della
propria intimità e non ultima la paura del cancro possano creare uno
stato di depressione e sfiducia nel futuro.
Nella nostra esperienza, però, abbiamo potuto verificare che se la
donna riesce a elaborare il vissuto della malattia affrontando il dolore
e la paura, la voglia di vivere e di proiettarsi verso il proprio
benessere, riuscirà anche a elevare para- dossalmente la sua qualità di
vita. Molte donne operate al seno raccontano di aver deciso di
riprendere in mano la loro vita, di vivere in maniera consapevole ogni
momento e di rivalutare tutto quello che hanno fatto fino a quel
momento, dedicandosi a se stesse con rispetto e gioia, con un
atteggiamento più autentico e positivo verso la propria esistenza.
Ansia, depressione, paura del futuro: la malattia è uno dei modi in cui la vita ci “toglie il tappeto da sotto i piedi”. Arriva sempre nel momento sbagliato interrompendo bruscamente progetti e speranze. Spazza via di colpo un’agenda di appuntamenti, incombenze, impegni di lavoro, cene con gli amici. Per un periodo, che può essere anche piuttosto lungo, sembra che il ritmo della vita normale sia sospeso e che non ci sia spazio per altro che per la malattia.
Ansia, depressione, paura del futuro: la malattia è uno dei modi in cui la vita ci “toglie il tappeto da sotto i piedi”. Arriva sempre nel momento sbagliato interrompendo bruscamente progetti e speranze. Spazza via di colpo un’agenda di appuntamenti, incombenze, impegni di lavoro, cene con gli amici. Per un periodo, che può essere anche piuttosto lungo, sembra che il ritmo della vita normale sia sospeso e che non ci sia spazio per altro che per la malattia.
Eppure, in questo
spazio-tempo così particolare, vissuto da ogni donna in modo diverso, ma
con- diviso da tutte, succedono molte cose. Ci si può rendere conto di
essere molto più forti di quello che si credeva, si possono rivedere le
priorità della propria vita, e si inizia a scoprire il valore di cose
spesso date per scontate.
Qui di seguito troverai qualche piccolo
consiglio che ti potrà essere utile a superare questo momento,
consapevole che il percorso verso la “guarigione emotiva” ti arricchirà e
ti renderà una donna più piena e più forte di prima.
Un terremoto emotivo
Se il senso di confusione dopo una diagnosi di tumore è stato
paragonato “ai secondi successivi a una scossa di terremoto”, il lungo
periodo della cura può essere paragonato alla “ricostruzione”. Da un
lato, il sollievo e la forza che de- rivano dall’aver superato una prova
importante, dall’altro la consapevolezza di avere ancora molti ostacoli
da affrontare, in un momento in cui la stanchezza psicologica si somma anche a una oggettiva debolezza fisica.
L’intervento è vissuto intimamente come un’invasione, anche se razionalmente se ne comprende l’importanza per noi stesse e per la nostra salute, emotivamente ci possiamo sentire aggredite.
L’intervento è vissuto intimamente come un’invasione, anche se razionalmente se ne comprende l’importanza per noi stesse e per la nostra salute, emotivamente ci possiamo sentire aggredite.
Dal tumore
prima e dalle cure per debellarlo poi. Questo è uno dei momenti più duri
di tutto il percorso verso la guarigione, particolarmente tempestoso da
un punto di vista emotivo.
Ricostruire l’immagine di sé
È molto complesso per una donna gestire la menomazione risultante da un
intervento al seno: insieme al tumore, infatti, sembra che sia stata
asportata anche l’immagine di sé. La cancellazione, o comunque la
minaccia, a una parte del corpo che culturalmente rappresenta la femminilità
in tutte le sue accezioni (materna, erotica, simbolica) può generare un
sentimento di crisi dell’identità, un senso di perdita irreparabile e
di rabbia. Inoltre, la paura delle conseguenze fisiche delle terapie
amplificano questa sensazione di perdita di controllo sul proprio corpo.
Sono sentimenti condivisi più o meno da tutte le donne, normali
reazioni a un evento forte e traumatico.
Reagire per guarire
Per questo è necessario non soffocare le proprie emozioni, non
colpevolizzarsi e percorrere fino in fondo una strada complicata, ma
generativa, di ricostruzione di sé e della propria immagine interiore.
In qualche modo occorre venire a patti con queste emozioni, senza farsi,
però, sopraffare dallo sconforto: è importante, infatti, che l’umore sostenga il delicato percorso di guarigione.
L’aiuto degli altri
Le persone care, la famiglia, le amiche, ma anche altre donne che hanno
superato il tumore sono un vero e proprio “cuscinetto di protezione” in
questo delicatissimo momento. Chiedi aiuto ogni volta che ne senti il
bisogno, senza alcun timore. Chi ti ama sa la difficoltà di quello che
stai vivendo ed è pronto a sostenerti e a darti forza.
Da Andos Onlus
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