
I dati sono chiari. Negli ultimi dieci
anni i casi di tumore nel mondo sono aumentati del 33%, un trend in
continua crescita, dovuto anche al generale invecchiamento della
popolazione. Il cancro è ancora la seconda causa di morte nel mondo dopo
le malattie cardiovascolari e, per le donne, il tumore più comune resta
quello al seno, con 2,4 milioni di casi nel solo 2015.
“Le malattie croniche, trasmissibili o
non trasmissibili come i tumori, sono patologie in cui permangono
intollerabili diseguaglianze in termini di accesso alla salute e ai
servizi sanitari, aspettativa di vita e mortalità, tanto più
intollerabili in quanto molte di queste malattie sono oggi prevenibili e
curabili”, spiega il prof. Stefano Vella, direttore del centro per la
Salute Globale dell’ISS. “Per affrontare questi problemi è cresciuto il
concetto di Salute Globale, un’area emergente e intersettoriale di
studio, ricerca e azione, orientata al miglioramento della salute di
tutta l’umanità, superando le prospettive, gli interessi e le
possibilità delle singole nazioni.”
QUALITÀ DELLA PREVENZIONE. Si potrebbe
fare di più. Alcuni studi scientifici dimostrano infatti che se una
donna si affida a strutture specializzate come le Breast Unit, ha una
percentuale di sopravvivenza più alta del 18% rispetto a coloro che si
rivolgono a strutture non specializzate. Anche se i più moderni approcci
terapeutici hanno portato a un forte miglioramento della prognosi, oggi
ancora troppi fattori di rischio non vengono sufficientemente
considerati: cattiva alimentazione, fumo, mancanza di attività fisica. A
queste cattive abitudini va naturalmente aggiunto l’elemento umano
psicologico della paura che rallenta o frena l’esecuzione dei dovuti
controlli, e che può essere affrontato con adeguate campagne che
esaltino il ruolo delle associazioni nell’informazione, prevenzione e
assistenza fisica e psicologica alle pazienti e alle famiglie colpite da
questo tipo di patologie.
“Affrontare il cancro significa
affrontare un cammino lungo che inizia con la diagnosi e prosegue con le
terapie e i controlli periodici fino alla guarigione o cronicizzazione
della malattia, soprattutto per quanto riguarda i tumori femminili. Ma
alcuni effetti collaterali possono perdurare anche dopo la conclusione
delle terapie e altri possono manifestarsi a distanza di mesi o anni e
in molti casi chi ha avuto un tumore presenta un rischio maggiore,
rispetto alle persone sane, di svilupparne un secondo. È importante che
si investa anche in ricerca e prevenzione terziaria per completare il
processo di cura che consenta di ricominciare a vivere dopo il cancro,
ritornare alla normalità, trovare nuovi equilibri, accettare e
valorizzare le mutate capacità e abilità relazionali, lavorative,
psicofisiche”, dichiara Elisabetta Iannelli, Vice Presidente AIMaC
Associazione Italiana Malati di Cancro e segretario generale FAVO
Federazione Associazione di Volontariato in Oncologia. “La F.A.V.O. e le
organizzazioni dei malati oncologici affermano con forza e convinzione
l’importanza del sostegno psicologico, dell’adesione agli screening e ai
corretti stili di vita, dell’inclusione socio-lavorativa nella
consapevolezza che, solo in questo modo, si potrà vincere la sfida della
sopravvivenza al cancro e che alla guarigione clinica possa realmente
corrispondere quella sociale.”
RICERCA, PREVENZIONE, RISORSE. Il
progresso della scienza dipende strettamente dalle risorse che in essa
vengono investite: se scienziati e ricercatori disponessero di maggiori
finanziamenti, la vittoria contro il cancro sarebbe più veloce e sempre
più vicina. Investire quindi cifre importanti di denaro nella ricerca
scientifica non è solo una scelta di importanza vitale per il bene
comune, ma anche una strategia lungimirante e conveniente per il sistema
sanitario e economico dell’intero Paese. L’Italia sta già agendo in
questa direzione, infatti sono appena stati stanziati 500 milioni per
farmaci innovativi nella cura del cancro.
Fonte : Clicmedicina
Per approfondimenti sul tumore della mammella www.senologia.eu
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