Tumori, la sfida delle donne. Tra farmaci mirati ed esami genetici
di Cecilia Ranza
Cancro al seno: si allunga l'attesa di vita. Farmacogenetica in 20 centri (ora a Cremona). E per il papillomavirus c'è un test più sensibile. Luca Gianni: "La diagnostica indirizza il trattamento in base all'identikit"
Sotto il segno della selettività e della qualità della vita. Traguardi impensabili per la terapia antitumorale vent'anni fa, ma che oggi si riescono a tagliare sempre di più. Un'accelerazione imposta da diagnostica biomolecolare e terapie biologiche. Tra gli oncologi che più ne hanno sostenuto lo sviluppo, Luca Gianni (Fondazione Irccs, Istituto tumori, Milano), ospite a Mantova del terzo Breast cancer conference workshop, afferma: «L'attesa di vita di una donna con un tumore alla mammella, seguita correttamente con i protocolli attuali, è sempre più vicina a quella della popolazione femminile generale».
Proprio le neoplasie mammarie (che restano la prima causa di morte per tumore nelle donne) sono la dimostrazione di quanto si fa e si potrà fare: non una sola malattia, ma molte, che la diagnostica sa distinguere, indirizzando il trattamento in base all'identikit. Non basta: si può capire a priori se e quanto la terapia scelta sarà efficace e tollerata dalla singola paziente. A questo serve l'indagine multigenica di farmacogenetica (pyrosequencing), da poco in uso anche al Centro medicina molecolare dell'Azienda istituti ospitalieri di Cremona. «Ci aggiungiamo alla ventina di strutture che già ne fanno uso», sintetizza Piergiorgio Spaggiari, direttore generale dell´ospedale cremonese.
«Conoscendo il profilo genetico della paziente, si possono calibrare le associazioni tra farmaci biologici, o tra biologici e chemioterapici tradizionali, e decidere i dosaggi per garantire efficacia senza penalizzare troppo la qualità della vita. Il metodo è già in estensione ad altri tumori, colon e prostata per primi». Luca Gianni aggiunge: «Intanto, i biologici crescono. Anticorpi monoclonali come trastuzumab, che ha rivoluzionato la terapia del tumore al seno più aggressivo (Her2+), o il più recente pertuzumab, sono una certezza; così come gli antiangiogenetici, capostipite bevacizumab, che affiancano sia gli altri monoclonali, sia la chemioterapia classica, per agire anche nelle fasi più avanzate».
Punta invece alla prevenzione il Progetto Tevere: Roma (Istituto Regina Elena) e Milano (Istituto tumori e, presto, Ieo), stanno arruolando 16mila donne tra i 50 e i 74 anni, ancora sane, ma con fattori di rischio cardiovascolari, per verificare quanto il capostipite degli antidiabetici, metformina, aggiunto a una corretta alimentazione, riduca il rischio di tumore alla mammella, infarto e ictus. Infine, diventa sempre più raffinata la diagnostica precoce nel carcinoma della cervice uterina, correlato all´infezione da Hpv (Papillomavirus).
Grazie a un analizzatore automatico di immagini, che aumenta la sensibilità della tecnica Fish (Fluorescence in situ hybridization), si distinguono presto e bene le alterazioni pre-neoplastiche di basso grado da quelle moderate-gravi, da trattare subito. Per ora è in uso al Centro diagnostico italiano (Cdi) di Milano, ma la sua diffusione è attesa in tempi rapidi.
(18 Novembre 2009) dall'inserto salute della repubblica
Per approfondimenti www.senologia.eu
di Cecilia Ranza
Cancro al seno: si allunga l'attesa di vita. Farmacogenetica in 20 centri (ora a Cremona). E per il papillomavirus c'è un test più sensibile. Luca Gianni: "La diagnostica indirizza il trattamento in base all'identikit"
Sotto il segno della selettività e della qualità della vita. Traguardi impensabili per la terapia antitumorale vent'anni fa, ma che oggi si riescono a tagliare sempre di più. Un'accelerazione imposta da diagnostica biomolecolare e terapie biologiche. Tra gli oncologi che più ne hanno sostenuto lo sviluppo, Luca Gianni (Fondazione Irccs, Istituto tumori, Milano), ospite a Mantova del terzo Breast cancer conference workshop, afferma: «L'attesa di vita di una donna con un tumore alla mammella, seguita correttamente con i protocolli attuali, è sempre più vicina a quella della popolazione femminile generale».
Proprio le neoplasie mammarie (che restano la prima causa di morte per tumore nelle donne) sono la dimostrazione di quanto si fa e si potrà fare: non una sola malattia, ma molte, che la diagnostica sa distinguere, indirizzando il trattamento in base all'identikit. Non basta: si può capire a priori se e quanto la terapia scelta sarà efficace e tollerata dalla singola paziente. A questo serve l'indagine multigenica di farmacogenetica (pyrosequencing), da poco in uso anche al Centro medicina molecolare dell'Azienda istituti ospitalieri di Cremona. «Ci aggiungiamo alla ventina di strutture che già ne fanno uso», sintetizza Piergiorgio Spaggiari, direttore generale dell´ospedale cremonese.
«Conoscendo il profilo genetico della paziente, si possono calibrare le associazioni tra farmaci biologici, o tra biologici e chemioterapici tradizionali, e decidere i dosaggi per garantire efficacia senza penalizzare troppo la qualità della vita. Il metodo è già in estensione ad altri tumori, colon e prostata per primi». Luca Gianni aggiunge: «Intanto, i biologici crescono. Anticorpi monoclonali come trastuzumab, che ha rivoluzionato la terapia del tumore al seno più aggressivo (Her2+), o il più recente pertuzumab, sono una certezza; così come gli antiangiogenetici, capostipite bevacizumab, che affiancano sia gli altri monoclonali, sia la chemioterapia classica, per agire anche nelle fasi più avanzate».
Punta invece alla prevenzione il Progetto Tevere: Roma (Istituto Regina Elena) e Milano (Istituto tumori e, presto, Ieo), stanno arruolando 16mila donne tra i 50 e i 74 anni, ancora sane, ma con fattori di rischio cardiovascolari, per verificare quanto il capostipite degli antidiabetici, metformina, aggiunto a una corretta alimentazione, riduca il rischio di tumore alla mammella, infarto e ictus. Infine, diventa sempre più raffinata la diagnostica precoce nel carcinoma della cervice uterina, correlato all´infezione da Hpv (Papillomavirus).
Grazie a un analizzatore automatico di immagini, che aumenta la sensibilità della tecnica Fish (Fluorescence in situ hybridization), si distinguono presto e bene le alterazioni pre-neoplastiche di basso grado da quelle moderate-gravi, da trattare subito. Per ora è in uso al Centro diagnostico italiano (Cdi) di Milano, ma la sua diffusione è attesa in tempi rapidi.
(18 Novembre 2009) dall'inserto salute della repubblica
Per approfondimenti www.senologia.eu
Commenti