Sport dopo diagnosi cancro seno riduce 45% rischi morte
Lo sport non fa bene solo alla salute degli atleti professionisti o degli amanti del jogging mattutino. Un'attività fisica regolare aiuta anche le donne colpite da cancro al seno. Ne è convinto Francesco Cognetti, direttore dell'oncologia medica A dell'istituto Regina Elena di Roma, e coordinatore della Commissione oncologica nazionale. "L'incremento dell'attività fisica dopo una diagnosi di tumore del seno - assicura l'esperto - riduce del 45% il rischio di recidive e di morte in queste pazienti rispetto a quelle inattive".Il tumore del seno continua ad avere una grande incidenza proprio in Italia, dove ogni anno registra 30.000 nuovi casi. "Fare sport aiuta a prevenire alcuni tumori - spiega Cognetti - e in letteratura scientifica ci sono infatti molte correlazioni tra obesità e cancro della mammella, endometrio, colon retto, rene ed esofago". Eppure lo sport può dare una mano a combattere la malattia dopo la diagnosi. Un'attività fisica regolare infatti riduce il rischio di morte "e ha un impatto favorevole - conclude Cognetti - sulla qualità di vita durante i trattamenti".
Lo sport non fa bene solo alla salute degli atleti professionisti o degli amanti del jogging mattutino. Un'attività fisica regolare aiuta anche le donne colpite da cancro al seno. Ne è convinto Francesco Cognetti, direttore dell'oncologia medica A dell'istituto Regina Elena di Roma, e coordinatore della Commissione oncologica nazionale. "L'incremento dell'attività fisica dopo una diagnosi di tumore del seno - assicura l'esperto - riduce del 45% il rischio di recidive e di morte in queste pazienti rispetto a quelle inattive".Il tumore del seno continua ad avere una grande incidenza proprio in Italia, dove ogni anno registra 30.000 nuovi casi. "Fare sport aiuta a prevenire alcuni tumori - spiega Cognetti - e in letteratura scientifica ci sono infatti molte correlazioni tra obesità e cancro della mammella, endometrio, colon retto, rene ed esofago". Eppure lo sport può dare una mano a combattere la malattia dopo la diagnosi. Un'attività fisica regolare infatti riduce il rischio di morte "e ha un impatto favorevole - conclude Cognetti - sulla qualità di vita durante i trattamenti".
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